E' sbagliato sentirsi così, vero?
Quante volte questa domanda, durante i colloqui, spesso in riferimento a quello che si prova.
“Lo so che è brutto ma sono invidiosa” “È sbagliato che mi senta arrabbiata?” “Mi faccio schifo ma sono geloso.” “Ho paura e non va per niente bene!”
Ebbene, come si sta e ciò che si prova non è mai -sbagliato-!
Il punto è questo: -si può!- provare rabbia perché il nostro bambino non ci fa dormire, -si può!- provare invidia per chi è riuscito in un battibaleno a diventare genitore se lungo la nostra strada stiamo incontrando diversi ostacoli, -si può!- vergognarsi di alcune parti di noi che proprio non sopportiamo, -si può!- attraversare un dolorosissimo e protratto lutto per il nostro quattrozampe che è venuto a mancare, -si può- bruciare di gelosia verso qualcuno anche se razionalmente sappiamo bene che merita la nostra fiducia!
Può essere fastidioso stare cosi, doloroso, certo. Ma non ci rende una persona peggiore. Non è qualcosa da “giudicare”, piuttosto qualcosa da esplorare.
Nello stesso modo in cui ci approcciamo all’avere fame o sonno, così possiamo guardare noi stessi mentre siamo alle prese con le nostre emozioni spiacevoli. Ok, “questo sonno è proprio spiacevole visto che dovrei lavorare”. Può essere che sia “sbagliato” dormire, se ho un ruolo di responsabilità a cui far fronte, può essere che sia stato “sbagliato” fare il dritto la notte scorsa, ma del fatto che ho sonno... posso solo prenderne atto. Non è giusto o sbagliato, accade, è l’espressione di un bisogno.
Quindi, tornando alle nostre emozioni, proviamo a sospendere il giudizio e dare un senso a quel sentire? Sono triste, arrabbiato, geloso, invidioso... ok. Come mai? Che senso ha? Che cosa mi sta dicendo questa emozione? Come posso prendermene cura? C’è forse un bisogno che ho trascurato?
Ascoltando quell’emozione senza mettermici contro, posso scoprire che ha qualcosa di interessante da dirmi, e che prendendola per mano può guidarmi nel comprendere qualcosa in più di me, e fare un pezzetto di strada insieme, per poi lasciarla andare.
Illustrazione di Elisa Buoncompagni.
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