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Sei il fratello "semplice"?



"Siblings": con questo termine spesso ci si riferisce ai fratelli/sorelle di bimbi con una qualche disabilità. Bimbi che spesso portano con sé una grande fatica e altrettanta sofferenza, per la loro complicata storia di vita, per il loro spazio un po' risicato, spesso sottoposti a stress continuo.

Ampliando il discorso, devo dire che diverse volte in questi anni di professione ho avuto a che fare con i fratelli “più facili”.


Quelli che, diversamente dagli altri, non hanno avuto problemi, né di comportamento, né di salute. Anzi. Quelli meno richiedenti, quelli "proprio bravi". O semplicemente quelli che hanno imparato più in fretta a cavarsela da soli, e a prendersi cura di tutti. Quelli che, nell'inevitabile e naturalissima corsa alle attenzioni della mamma e del babbo, se la sono giocata con intelligenza e astuzia: sarò visto perché in gamba, sarò indispensabile.

Ed ha funzionato, bene, e a lungo.

Finché non si sono resi conto che funzionava fuori ma non dentro.

Che avevano imparato a prendersi cura di tutti, tranne che di se stessi. Che tutto sommato, a volte, si sentivano invisibili. Che invece avevano bisogno di essere visti per il loro essere e non solo per il loro fare.

Ma che, perché questo accadesse, dovevano imparare a fare un po’ meno. E a cominciare a vedersi loro per primi, nei loro bisogni e desideri. Dovevano ritrovare un posticino al centro della loro vita.

Ricordiamoci: le strategie che abbiamo trovato in passato sono state ottime e funzionali. Spesso ci hanno permesso di raggiungere i nostri obiettivi.

Ma in certi casi, funzionali non lo sono più. E possiamo provare a lasciarle andare.

Non sarà semplice, niente affatto scontato. Ma ci può rendere liberi, e non più vincolati ad un “ruolo” e ad un “personaggio” a cui siamo grati e affezionati, ma che non ci rappresenta e non ci appaga più.

Vi viene in mente qualcuno?

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