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"Ti voglio bene comunque, e non perché sei stato bravo"


Abbiamo già visto il concetto di "carezze".

Non abbiamo detto però che le carezze si distinguono in condizionate (riferite a ciò che una persona fa: es. "che bel lavoro che hai fatto!") e incondizionate (che si riferiscono a ciò che una persona è: es. "ti amo tanto!").

"Quali sono le cose più belle che ti dicevano da bambina?", mi capita di chiedere alle persone con cui lavoro.

A volte mi sento rispondere "mi dicevano che ero brava a scuola quando prendevo dei bei voti", ad esempio.

"E se avessi preso un brutto voto?"

"Non so.."

Certo, non c'è niente di male a complimentarsi con un bambino per un buon risultato ottenuto ma non è sufficiente per scaldargli il cuore e rinforzare la sua autostima.

"Vado bene soltanto finché prendo degli ottimi voti?", potrebbe pensare, in fondo in fondo il cucciolo.

E' importante ogni tanto, apprezzarlo per ciò che è, indipendentemente da ciò che ha fatto: non ti faccio i complimenti perché sei come ti voglio, ma ti dico che ti amo perché ti amerei comunque!

Quanti di noi, da grandi, sentono di valere soltanto in funzione di ciò che fanno? Si sentono importanti solo se fanno carriera, o sentono di meritare l'amore solo se si sacrificano per gli altri?

Per evitare che questo accada, esistono le carezze incondizionate, ovvero quelle "senza se e senza ma", di cui in tanti sono avari.

La carezze incondizionate sono legate all'essere, e non al fare.

"Che bello che ci sei!", "ti voglio bene", "sei il mio amore", "sei speciale".

Significa che non importa se sei bravo, se ti sei comportato bene, se sei magro o se sei grasso, se sei ubbidiente o un po' ribelle, se hai preso o no un brutto voto, di che colore vuoi farti i capelli, se vai all'università o se non hai voglia di studiare, non importa quale lavoro farai da grande, né niente di tutto ciò.

Quello che importa è che sei tu, e mi piaci per quello che sei, e mi piaceresti comunque, senza se e senza ma.

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