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Salvatore-Persecutore-Vittima: 3 ruoli disfunzionali


Prendiamo una persona che si trova in una situazione indesiderabile, si autocommisera e svaluta le sua capacità di far fronte a quello che sta succedendo.

Questa persona si trova nel ruolo della Vittima, ovvero chi parla delle sue disgrazie come se fossero irrisolvibili e piange della sua impotenza, senza attingere alla proprie capacità e alle proprie risorse. Spesso attribuisce la causa di ciò che succede esclusivamente all'esterno e allo stesso modo si aspetta che il cambiamento venga da fuori, e non che possa partire da lui.

Le frasi tipiche della Vittima sono "non ci posso fare niente..." o "povero me..."!

Ad esempio, Silvia ha un esame universitario tra pochi giorni, ma è molto demoralizzata per non aver potuto studiare prima, riducendosi all'ultimo momento, è in ansia e si butta sul divano a ripetersi che non ce la farà a portare a termine il suo percorso di studi.

(Tutti in certi momenti della nostra vita abbiamo ricoperto quel ruolo. Tutte le volte in cui ci mettevamo in un angolo e, non riuscendo momentaneamente a visualizzare nessun'altra opzione eccetto il lamento -anche quando di opzioni ce ne sarebbero eccome-, dicevamo rassegnati "no, non c'è niente da fare, non riuscirò mai ad uscire da questa situazione".)

La Vittima è all'inconsapevole ricerca di un Salvatore o di un Persecutore. Entrambe queste figure in qualche maniera le confermerebbero la sua incapacità: il primo attivandosi per trovare una soluzione al posto suo, e il secondo, criticandola e svalutandola.

A questo punto interviene immediatamente l'amica di Silvia, Giovanna.

Giovanna spesso ricopre il ruolo del Salvatore, cioè di chi accorre in salvataggio di qualcuno, senza però che questo qualcuno lo abbia chiesto (vedi Genitore Affettivo Negativo), passando un messaggio implicito del tipo "è meglio che ci pensi io, perché da sola non ce la puoi fare".

Le frasi tipiche del Salvatore sono appunto: "ci penso io!" o "lascia fare a me..."

Anche Giovanna svaluta le capacità di Silvia di far fronte alla sua situazione e comincia a proporre delle soluzioni, sforzandosi di rendersi utile:

Giovanna: potresti dare l'esame alla sessione successiva?

Silvia: sì, ma in quel caso non riuscirei mai a laurearmi nei tempi...

Giovanna: allora forse potresti chiedere una mano a qualche tuo compagno di studi?

Silvia: sì, ma non voglio disturbare gli altri, e comunque nessuno mi darebbe una mano...

Giovanna: beh, allora potresti provare a studiare come una pazza anche se per pochi giorni?

Silvia: sì, ma rischierei di fare una figura di merda...

ecc. ecc.

Giovanna piano piano comincia a perdere la pazienza, perché le sembra quasi che Silvia non voglia essere aiutata. Giovanna si continua a impegnare per risolvere la situazione e Silvia, che è la diretta interessata, non fa altro che lamentarsi e sembra ostacolarla nella ricerca di una soluzione (continua a ricoprire il ruolo di "Vittima").

All'improvviso, dopo diversi tentativi falliti, Giovanna esplode, urlando "allora Silvia arrangiati! Rimani pure a lamentarti sul divano come una cretina! Fatti tuoi! E non mi chiedere più aiuto!" e se ne va, sbattendo la porta, incarnando il ruolo del Persecutore (detto anche Carnefice).

Le frasi tipiche del Persecutore sono tutte quelle che provengono dal Genitore Critico, come "sei sbagliato!", "non capisci niente!". Tutte quelle che svalutano l'altra persona.

La teoria del Triangolo Drammatico (Karpman, 1968) dice che spesso (mooolto spesso!), quando ci relazioniamo in maniera disfuzionale, ricopriamo alternativamente questi 3 ruoli (vittima/persecutore/salvatore) innescando delle dinamiche fastidiose, che lasciano con l'amaro in bocca.

Di solito, inconsapevolmente, ci si sposta da un ruolo all'altro, dando origine a delle situazioni descritte, in Analisi Transazionali, sotto il termine di "giochi psicologici", di cui parleremo in seguito.

Qual è il vostro ruolo "preferito"? Vi capita più spesso di comportarvi da vittima, da salvatore o da persecutore?

Vi svelo un segreto...

Spesso, tra gli psicologi, vi è una tendenza diffusa a incarnare il ruolo del Salvatore... Ma poi ci si lavora in terapia personale, e si smette! :)

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