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Sii vulnerabile!


Ho conosciuto persone che dovevano a tutti i costi essere forti.

Non era possibile, per loro, lasciarsi andare alle esitazioni, o peggio ancora alle emozioni, dirsi "oggi sono proprio stanco", mostrarsi fragile o vulnerabile.

Non era neanche immaginabile che si facessero vedere piangere.

Ho conosciuto persone che svalutavano perennemente i loro problemi, i quali non erano mai abbastanza grandi, o abbastanza importanti, da potersene prendere cura, o poter chiedere aiuto. "Sì, va beh, c'è di peggio!".

Ho conosciuto persone che, secondo l'Analisi Transazionale, avevano fatto proprio il messaggio "Sii forte!", intorno al quale ruotava buona parte della loro personalità, pensieri e comportamenti.

"Aspetta Giulia, questa cosa a me sta bene così, non la voglio affatto cambiare!", mi ha detto una ragazza intelligente e ironica alcuni giorni fa, durante un colloquio in cui le parlavo proprio di questa roba qui.

E la capisco eccome, perché la spinta "sii forte" sicuramente in passato le è stata senza dubbio tanto utile.

E' stata utile a quei bambini che necessitavano di avere spalle larghe, per tirare avanti. E' stata utile a quei bambini che sentivano che non si potevano permettere di piangere, di farsi vedere sofferenti o in crisi.

E' stata utile a chi doveva prendersi cura di qualcun altro, e non poteva permettersi di fare il bambino, con i propri bisogni, dubbi e desideri.

Perché nella loro famiglia "essere forti" era era un valore particolarmente apprezzato, oppure perché, per qualche motivo, purtroppo non c'era spazio e accoglienza per le loro sofferenze.

Però mostrarsi sempre forti può essere una trappola, una fregatura.

Può far sentire estremamente soli, quando ci si deve mostrare diversi da come si è.

Può portare il corpo a parlare al posto nostro, sviluppando sintomi di cui non ne capiamo l'origine.

Per fortuna, da grandi, si può decidere di farne a meno, della spinta "sii forte".

Continuando a dare il massimo, ma accettando di non essere invincibili.

E allora si può decidere farsi toccare dalle emozioni, e scoprire che per conoscere la vera felicità è necessario saper attraversare anche il dolore.

Si può decidere di non contare solo su se stessi ma di chiedere, quando si ha bisogno.

Si può decidere di lasciare il controllo e sentire venir meno quella fastidiosa tensione costante che coinvolge collo e spalle.

Si può decidere di dar voce ai propri bisogni, e ai propri desideri, senza svalutarli.

Si può decidere di essere se stessi e di mostrarsi nella propria complessità di essere umani frangibili, e alle prese con cose più grandi di noi.

E forse addirittura si può decidere di mostrare gli occhi lucidi, che, forse più di ogni altra cosa, rappresentano uno splendido squarcio sulla nostra intima umanità.

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