top of page

Ho conosciuto persone permalose


Ho conosciuto persone molto permalose.

Ogni osservazione le feriva ed erano ferite profonde, brucianti, che necessitavano di diverso tempo prima di rimarginarsi.

Leggevano critiche dovunque, anche nella giornata storta del benzinaio, o nella rispostaccia del figlio appena svegliato.

"Scusami ma ora devo buttare giù, ti saluto", era una frase su cui avrebbero potuto rimuginare a lungo, con astio o con rammarico.

Le critiche fanno così male quando in fondo in fondo siamo d'accordo, quando colpiscono quelle parti di noi che non abbiamo mai accettato.

Le critiche fanno così male quando si ambisce ad essere perfetti, e non ci si dà il permesso di sbagliare.

Le critiche fanno così male quando ci si sente di non contare niente, o di non essere amati.

Le critiche fanno così male quando non ci si può mettere in discussione perché tutta l'immagine di sé stessi si regge su con gli stecchini, come un castello di carte che teme la prima corrente d'aria.

Le critiche fanno tanto male quando l'autostima è bassa.

Ho conosciuto persone molto permalose, che poi hanno smesso di esserlo.

Perché hanno cominciato a pensarsi diversamente.

Hanno smesso di odiare le loro debolezze e le loro fragilità. Anzi, in certi casi, ne hanno fatto una forza.

Hanno smesso di desiderare la perfezione.

Piano piano, hanno cominciato a piacersi e a volersi bene, e a costruire un'immagine di se stessi più solida, più resistente.

E allora le critiche degli altri non erano più ferite mortali.

Erano diventate solo osservazioni, occasioni per riflettere.

Erano diventate un'opportunità di crescita.

Ho conosciuto persone molto permalose, che poi hanno smesso di esserlo. E allora è stato più facile, con loro, creare una relazione autentica.

bottom of page