"Sarò grave?"
"Dottoressa, mi dica la verità , sono grave?"
Anche se mi succede spesso, mi sorprende quasi ogni volta il bisogno di chi arriva in terapia di essere rassicurato sulla sua non-gravità .
Mi immagino che, in fondo in fondo, buona parte di coloro che si siedono nella stanza della terapia, all'inizio pensino: "sono qui seduto, che vorrà dire? Che sono un caso disperato? Che sono matto da legare? Sarò l'unico a sentirmi così?"
In realtà , la maggior parte di coloro che arrivano in studio di loro iniziativa, hanno delle grandi risorse da non sottovalutare, che sono già indice del fatto che la loro situazione non è poi così drammatica.
1) ammettono con loro stessi di avere un problema: vi sembra scontato? Beh, non lo è! Tante persone sono talmente spaventate dall'idea che qualcosa non vada, di sentirsi deboli o vulnerabili, di sentirsi giudicati, di venire etichettati, di doversi mettere in discussione che preferiscono ignorare i "segnali", le spie accese della loro macchina interna, e procedere come treni in corsa, senza darsi una possibilità .
2) non ritengono che il loro problema sia esclusivamente "per colpa degli altri": chi si sente solo ed esclusivamente "vittima" e non prende in considerazione mai l'ipotesi di essere co-responsabile delle cose che gli accadono, è difficile da aiutare.
Perché considerando che da dentro la stanza della terapia non si possono "cambiare" quelli fuori, per ottenere un miglioramento a livello relazionale, è importante mettersi in discussione e accettare il fatto che, c'è sempre un piccolo cambiamento che può partire da noi stessi, e dalle nostre modalità di metterci in relazione.
3) si dicono che forse, da soli, non riescono a superare questo momento critico: comprendere di non essere onnipotenti, e di non poter riuscire sempre contando solo su stessi, è una bella conquista, che ha a che fare con l'accettare i propri, umani, limiti.
4) si danno il permesso di chiedere aiuto: neanche questo è scontato. Per tantissime persone è estremamente difficile chiedere aiuto, fidarsi ed affidarsi. Magari perché hanno avuto esperienze negative nella loro storia di vita, e fanno di tutto per non dover contare sugli altri. Invece imparare a chiedere aiuto è una risorsa non da poco, indispensabile per una buona qualità di vita.
5) non hanno (poi così tanta) paura del cambiamento e di mettersi in discussione: a volte spaventa più cambiare che rimanere in una situazione difficile e dolorosa. Razionalmente ha poco senso, eppure è molto frequente. Chi si rivolge a uno psicologo è disposto ad affrontare la paura del cambiamento, e questo è un punto a suo favore!
Forse a voi vi parrà poco, ma a mio parere questi sono cinque aspetti sono evidenti segnali di una discreta salute mentale!
Recentemente mi è capitato spesso di lavorare con dei ragazzi molto giovani che di loro iniziativa hanno deciso di contattarmi e di cominciare un percorso di psicoterapia, per trovare la maniera di affrontare le loro difficoltà e di stare meglio.
Quando penso che all'inizio alcuni di loro si sentivano "gravi" e "diversi dagli altri" e che stavano molto male per questo, me ne dispiaccio un po'.
Loro pensavano di distinguersi per la loro "inadeguatezza" e per i loro mostri interni. Ma i mostri interni ce li abbiamo tutti.
A me invece ciò che spesso ha colpito e commosso è stata la loro intraprendenza, il loro coraggio, la loro motivazione a conoscere se stessi fino in fondo, e il loro fortissimo desiderio di trovare la maniera di vivere una vita piena, libera e soddisfacente.
ps. Grazie a Elisa Buoncompagni (Instagram: @elisabuoncompagni) per la bella illustrazione! :)
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